Il Conte e l’Ortolano.
Moruzzo, primi anni del 1900
Il Conte Francesco aveva un brutto carattere, questo si sapeva.
Tra i suoi affittuari non ce n’era uno che non fosse a conoscenza delle sue collere leggendarie, ma era anche noto per essere giusto e generoso, se l’occasione lo meritava.
Francesco si dilettava di botanica, amava in maniera quasi viscerale gli alberi, ed amava, dopopranzo, camminare tra il parco dietro il Castello, e le adiacenze di questo, tra alberi a volte secolari.
Da alcuni giorni al Conte, attraversando un luogo ad est del Castello, detto “La Rotonda”, popolato da gigantesche tuie, capitava che un ramo troppo basso facesse volare via il suo cappello, di paglia di Firenze.
Il Conte non era alto, anzi, e ciò voleva dire che quei rami erano veramente troppo bassi.
Presa la decisione e chiamato a sé un ortolano-giardiniere che faceva parte del personale fisso del Castello, il Conte Francesco ordina che, su due piedi, vengano eliminate, dagli alberi de “La Rotonda”, tutte quelle ramaglie che possano impedirgli di passarci sotto, e soprattutto che non gli facciano più cadere di testa la sua paglietta.
Luigi, detto “Bilite” ( in friulano “donnola”), questo il nome dell’ ortolano, si affretta ad obbedire, e, nello zelo di compiacere il conte, taglia tutti i rami che a parer suo possano dare fastidio, ma eccede in altezza, superando di parecchio la misura indicata.
Quando, il giorno dopo, Francesco nella sua consueta passeggiata arriva a”La Rotonda”, si arresta, come fulminato: i rami fastidiosi sono stati sì eliminati, ma troppo: da terra, fino a due metri di altezza!
Furente, il Conte fa dietrofront , a passo di marcia ritorna al Castello, agguanta una delle sue pistole, e si mette a caccia dell’ortolano “Bilite”.
Questi è all’osteria, a godersi con calma un taglio di rosso, ed è lì che viene avvertito, da un allarmato conoscente, che il Conte lo sta cercando, armato di pistola.
Luigi, spaventato, corre in canonica, dove il pievano Pre Pieri, messo a conoscenza dei fatti, decide di ricoverarlo provvisoriamente sul campanile, al sicuro dalla collera del Conte.
Pre Pieri sa il fatto suo: infatti al Conte Francesco, dopo avere cercato invano per un paio di giorni in tutto il paese Luigi “Bilite”, la collera sbollisce, le cose si chiariscono e l’ortolano “Bilite” può scendere dalla torre campanaria e tornare al suo lavoro.
Roberta Masetti (testimonianza raccolta presso gli anziani del paese).