Il Lavia di Martignacco fa parte di quel gruppo di corsi d'acqua di origine glaciale che scendevano dai colli morenici fungendo da scaricatori secondari delle acque di scioglimento del ghiacciaio del Tagliamento (150 mila anni fa). Essi hanno collaborato alla formazione di quel materasso ghiaioso che caratterizza l'alta pianura friulana ed in esso si estinguono dopo tratti piuttosto brevi.
II Lavia di Martignacco nasce a nord dell'omonima frazione di Martignacco (in località Modotto) e dopo circa 11 km si disperde nelle ghiaie verso Capoformido. È oggi un corso d'acqua con carattere temporaneo: rimane asciutto lungo gran parte dell'anno, anche in occasione di piogge prolungate e si riempie improvvisamente durante gli acquazzoni. In "Le Lavie, torrenti che si perdono nella pianura pedemorenica del Friuli" (1905) Lorenzi scrive: "Gli alvei sono normalmente asciutti, talché nel tratto inferiore vengono utilizzati come vie campestri. Nei periodi di piogge sovrabbondanti si riempiono repentinamente d'acqua che convogliano nel piano, allagandone qualche tratto più o meno vasto".
A tale proposito si ricorda che nella memorabile alluvione che colpì il Friuli nel 1920 anche il Lavia viene annoverato tra i corsi d'acqua che esondarono: "II Lavia di Martignacco, appena uscita nel piano dalla stretta tra i colli morenici tracimò sulla sinistra a monte del paese, inondandone le borgate orientali. Da qui in giù il torrentello scorre tra argini fatti con terra e con sassi che furono però quasi ovunque soverchiati dalla corrente. A Nogaredo di Prato l'alveo del Lavia è rilevato rispetto al piano del paese e contenuto tra sponde artificiali. La fiumana ha traboccato dietro la chiesa, spandendosi negli orti e nelle case e raggiungendo ivi l'altezza di 1 metro. Le acque si sono ritirate nel proprio alveo dopo ventiquattrore; allagamenti più o meno vasti si sono verificati anche più a valle, fra Colloredo e Bonavilla, ma però senza gravi conseguenze" (Da " Le piogge e le piene dei fiumi friulani nella terza decade del settembre 1920" di G. Grestani, A. Desio ed E. Feruglio).
La morfologia della valle percorsa dal Lavia a partire dal punto di origine riflette le varie fasi dell'esistenza di quest'ultimo: dalla massima espansione alla totale scomparsa, corrispondenti rispettivamente all'accumulo ed alla successiva incisione dei sedimenti ed al conseguente terrazzamento. L'attuale strada che collega Martignacco al borgo Lavia di Moruzzo è impostata su una superficie abbandonata in seguito al restringimento dell'alveo elevandosi di circa 3 metri rispetto all'attuale alveo.
Nel tratto tra l'abitato di Nogaredo di Prato fino al punto di confluenza con il canale che costeggia la strada campestre (detto "canai dal depuradòr") con direzione all'incirca nord-sud, il rio è caratterizzato da fenomeni erosivi poco marcati. Più ci si allontana dall'area abitata, più i fenomeni erosivi diventano evidenti e si alternano a locali accumuli di materiali, costituiti sia da sedimenti di varia granulometria che da abbondanti arbusti e ramaglia, depositati nell'alveo. Durante le piene gli stessi materiali vengono presi in carico dalle correnti e, con la progressiva diminuzione di energia dell'acqua, vengono in seguito abbandonati nel letto, con gravi conseguenze sul deflusso delle acque in occasione delle piene successive.
Proseguendo verso sud l'alveo progressivamente si restringe e diventa incassato: nel tratto situato a circa 300 metri a nord del punto di confluenza del canale nel Lavia i materiali deposti sul fondo sono abbondanti e costituiti in prevalenza da massi di grandi dimensioni misti a ghiaie. Qui le sponde risultano occupate da una fitta vegetazione di tipo arbustivo che rallenta il deflusso delle piene. Immediatamente a valle della confluenza il letto si approfondisce e l'alveo si restringe; le sponde a circa 20 metri di distanza dalla confluenza diventano pressoché subverticali. In occasione delle piene più recenti a valle delle stesso punto è stato osservato che i fenomeni erosivi hanno scalzato i resti degli antichi muretti a secco che rivestivano le sponde.
Le portate durante i diversi periodi di rilievo sono risultate modeste, ma i rifiuti impigliati tra i rami della vegetazione indicano che in occasione di piene ordinarie il livello dell'acqua sale fino a superare il metro dal fondo dell'alveo.
Cartina e testo tratti da: "Ator dal pradessut".